Lavazza e Annie

Sono rimasto senza parole quando, poco fa, ho visto questa fotografia del nuovo calendario Lavazza scattato nientemeno che da Annie Leibovitz.

Brutto tutto. Colori sovrassaturi, espressione della modella, Romolo e Remo sotto la Lupa al Colosseo…! Il Festival del brutto. Avevo visto le altre fotografie, anche loro nulla di che. Mi domando quanto ci sia della Leibovitz in questi scatti. E quanto invece ci sia di un’idea provinciale, commerciale e stereotipale di Italietta, da passare per forza, con tutti i suoi simboli, per un mercato globalizzato e povero di cultura dell’immagine ma ricchissimo di eccessi di Photoshop.

Travel Photographers of the Year 2008

TPOTY
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The Travel Photographer of the Year contest has announced the list of winning, special mentioned and shortlisted photographers. I’m glad to communicate that my photograph “Ground Zero“, part of the Impressions of NYC project,  won the Travel Photographer of the Year 2008 Contest in the category Destination Anywhere.

Judges verdict on the photographs is:

Massimo’s engaging shot of the view over Ground Zero in New York captures a sense of place in the most thought provoking and graphic way. Harsh lighting and simplicity create a strong sense of both drama and serenity.

Travel Photographer of the Year, at his 5th edition, received circa 10.000 entries from photographers in 61 countries, and shortlisted entrants from 33 countries went through to the final judging round. I’ve got a special mention in “Call of the Wild” category and been shorlisted in”Life“. Category winners for 2008 come from Australia, Italy, the UK and USA, with photographers from Kenya, India, Ireland, the Netherlands, Poland, Russia, Sweden and Switzerland among the other prizewinners. This year’s judging panel included Caroline Metcalfe (Picture Editor, Conde Nast Traveller), Ian Farrell (Editor, Professional Photographer), renowned wildlife photographer and author Chris Weston, Erin Moroney (head of Axiom photographic agency), photographer and TV cameraman Jeremy Hoare, Simon Bainbridge (Editor, British Journal of Photography), photographer, author and lecturer Nick Meers, and imaging experts Mark Bannister and Terry Steeley.

The winning images will be displayed at the Travel Photographer of the Year exhibition at Focus on Imaging, on of Europe’s largest imaging show, in February 2009. They will also be published in the TPOTY Journey Three book. Winners Gallery is visible here.
[/lang_en] [lang_it] Travel Photographer of the Year ha annunciato la lista dei fotografi vincitori. Sono lieto di comunicare che la mia fotografia  “Ground Zero“, parte del progetto “Impressions of NYC”,  ha vinto il Concorso 2008 nella categoria Destination Anywhere.

Il verdetto dei giudici sulla fotografia è il seguente:

Massimo’s engaging shot of the view over Ground Zero in New York captures a sense of place in the most thought provoking and graphic way. Harsh lighting and simplicity create a strong sense of both drama and serenity.
(L’interessante fotografia di Massimo Cristaldi di una vista su Ground Zero a New York cattura il senso del luogo in modo stimolante e grafico. La luce intensa e la semplicità creano un forte senso di dramma e serenità allo stesso tempo)

Travel Photographer of the Year, giunto alla sua quinta edizione, ha ricevuto circa 10.000 fotografie da 61 nazioni, e ha selezionato fotografi da  33 nazioni. I fotografi selezionati hanno avuto accesso al round finale di giudizio. Ho anche ricevuto una menzione d’onore nella categoria “Call of the Wild” e sono stato selezionato nella categoria “Life“. I vincitori di quest’anno vengono da Canada, Australia,  UK, USA, Kenya, India, Irlanda, Olanda, Polonia, Russia, Svezia e Svizzera. Per la prima volta nella storia del concorso un italiano si è aggiudicato una categoria. Il pannello di giudici di quest’anno include Caroline Metcalfe (Picture Editor, Conde Nast Traveller), Ian Farrell (Editor, Professional Photographer), il famoso fotografo wildlife Chris Weston, Erin Moroney (direttore dell’agenzia Axiom), il fotografo e cameraman Jeremy Hoare, Simon Bainbridge (Editor, British Journal of Photography), il fotografo ed autore Nick Meers, e gli esperti nell’immagine Mark Bannister e Terry Steeley.

Le fotografie vincitrici saranno presenti alla mostra Travel Photographer of the Year in occasione di Focus on Imaging, una delle più grandi fiere Europee dell’immagine, a Febbraio del 2009. Verranno anche pubblicate nel volume TPOTY Journey Three. La Galleria completa dei vincitori è visibile qui
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Sulla creatività

Ultimamente mi sono imbattuto in una “perla”: l’intervento, all’AIGA, di Malcom Gladwell sulla storia dei Fleetwood Mac. Lo so, sembra ironico e poco attinente ad un blog fotografico. E infatti, per certi versi, anche il modo presentare di Gladwell fa sorridere. Malcom è un cronista del Washington Post nonchè autore di libri arguti. La sua ultima fatica si chiama “Outliers” e racconta della vita di diversi personaggi diventati famosi e della parabola del loro successo:

…In the case of Outliers, the book grew out a frustration I found myself having with the way we explain the careers of really successful people…

Una “chiave” che, secondo l’autore, ha a che fare con un assioma, recentemente dimostrato con poche eccezioni da un gruppo di psicologi: la regola delle 10.000 ore. Sembra che servano infatti 10 anni (10.000 ore a 4 ore al giorno, 4 ore di dedizione) per riuscire a diventare dei maestri in qualsiasi campo, sia esso artistico che tecnico/scientifico:

“… it says that any kind of complex cognitive task takes 10,000 hours of deliberate practice to master and it’s — what’s extraordinary about this rule, the 10,000-Hour rule, is that it seems to apply to virtually everything that’s complicated.”

A meno che non si sia dotati di un tipo di creatività “esplosiva”, quella di cui era dotato, ad esempio Picasso, il cosiddetto “conceptual innovator”:

“… a man, who over the course of his career, is possessed by a series of truly revolutionary ideas, which he expresses in his art immediately…

Ai Fleetwood Mac sono serviti 10 anni e 15 album prima di produrre un lavoro che ha avuto un successo enorme, “Rumors”. Mozart, che ha iniziato da bambino prodigio a 11 anni ha scritto la sua prima opera rilevante a 22 (il concerto n. 9, K 271). Cezanne, che per Gladwell è l’archetipo dei creativi “lenti”, ha iniziato a produrre opere rilevanti a circa cinquanta anni. Il famoso matematico Andrew Wiles ha impiegato dieci anni per dimostrare il teorema di Fermat. In un certo qual modo le tesi di Malcom sono “consolatorie”: i “creativi lenti”, gli “experimental innovator”, sono la maggior parte di noi. In un certo qual modo però la nostra società è antitetica a questi processi creativi…. Se non sei subito GENIALE, se non hai successo con il primo hit non sei nessuno. E questo, indubbiamente, causa un generale impoverimento della qualità delle cose che si producono, in un generale mordi-e-fuggi che assomiglia tanto ai ritmi frenetici di Internet (dei quali parlo qui), alla difficoltà di intavolare una discussione ragionata e “lenta” (di cui parlo qui).
La cosa interessante è che il tempo non passa invano. Si matura, si riflette e le cose, lentamente assumono contorni più definiti. Ma fa anche “male”. Si diventa più esigenti, si va più facilmente in stallo, a volte forse ci si blocca… Il che è, in effetti, contro la regola delle 10000 ore. I blocchi creano ritardi…. Un’idea interessante la suggerisce Brooks Jensen (editor di Lenswork) che, dal 1986, ha istituito l’autodisciplina del “100 Prints Project“. Consiste nel produrre una fotografia ogni tre giorni, una buona fotografia:

“By commiting myself to post a new image every third day for a year, I hope to push myself to create 100 new images. “Artistic discipline” is a bit of an oxymoron, but being an artist and not producing work is just plain moronic”.

Resta da settare il “T0” delle nostre 10.000 ore. E contare, lentamente, da lì…

Digimarc: ovvero piccola protezione

Alla fine ho deciso di provare Digimarc. E’ un sistema di watermarking “invisibile”, resistente (crop e resize non lo distruggono, a meno che non siano estremi) e che assicura di poter ricondurre all’autore dell’immagine in qualunque momento. Dopo l’acquisto ho fatto un po’ di prove e devo dire che, per eliminare il watermark, bisogna davvero massacrare il jpg originale. Il meccanismo consente anche un sistema di tracking, sicchè ogni qualvolta si chiede a photoshop di chi è l’immagine, il sistema, in automatico, notizia un servizio web che recuperara i dati del client.
Non è tantissimo, ma consente almeno di avere un po’ di “protezione” sulle fotografie. Ovviamente il target non sono tanto le foto per il web (già piccoline per loro conto) ma quelle ad alta risoluzione che vanno alle agenzie di stock o ai service di stampa.

maGma – ovvero: parliamo di fotografia

Mi è già successo in passato di scrivere di gruppi fotografici online, communities di photo sharing etc. etc. Ne ho frequentate tante, in diverse lingue. Alcune le frequento ancora. Eppure mi hanno stancato. Argomenti fritti e strafritti (per non parlare di fotografie viste e riviste), lanci a varie notizie che qualunque utilizzatore di feed RSS conosce già perchè se li ritrova in automatico sul suo reader, pochissimi spunti di discussioni interessanti. Ah, e poi i moderatori…. “Mi spiace, hai inserito il tuo argomento nella categoria sbagliata”. “Mi spiace, ma non sei d’accordo con me e quindi attieniti o ti caccio”. Accidenti…. Brutta vita quella dei moderatori…. E poi i freni: non si può parlare di roba coperta da copyright, non è possibile dire la propria su certe cose o aziende altrimenti è pubblicità… Ovviamente è importante tenere un codice di comportamento civile, senza insultare nessuno. Ovvio. Ma trovo che ci siano troppe limitazioni, troppi freni, pochi argomenti di interesse. Stessa cosa più o meno il blog. Il mio fa circa 200 visitatori unici al giorno. Che faranno mai i miei amati “reader”: leggono, leggono, e mai scrivono. Certo, forse i miei post non sono molto interessanti. Eppure ne avrei di cose da scrivere ma il freno è sempre quello: perchè li scrivo? Alla fine io detesto i diari, quindi se scrivo è perchè penso che qualcuno legga ed interagisca. Ho scoperto che i post più letti sono quelli “tecnici” come le mie scorribande di improvvistato “recensore”. Quelli in cui si prova a lanciare argomenti “diversi” trovano sempre poco riscontro. Stessa cosa vedo sul blog di Fabiano. O sugli interessanti blog che parlano di fotografia come quello di Sandro Iovine, IdeeinBN o Hippolyte. Spunti di interesse, poca interazione. Recentemente lo stesso Iovine ha lanciato l’idea di spazi in cui parlare di fotografia. E ha avuto “ben” 30 commenti. Io stesso non ho partecipato al post. Troppa carne al fuoco, un po’ di diffidenza (chi sono quelli che scrivono?). L’idea è stata rilanciata su vari blog.  Però la sensazione rimane: il gruppo aperto non sembra “utile”, molti hanno “paura a scrivere”, tanti non vogliono esporsi. Eppure in questi anni, grazie alla rete, ho trovato un sacco di interlocutori intelligenti ed acuti. Da varie parti d’Italia e all’estero. E quindi, discutendo con Roberto, abbiamo pensato che forse la “via” è quella di un gruppo di discussione chiuso, solo per inviti.
Premetto che non mi piacciono i gruppi chiusi. Sono come le discoteche in cui non puoi entrare se non conosci l’organizzatore. O i club esclusivi. Bleah!. Ma su Internet la cosa cambia. Se si vuole cercare di mantenere un po’ di qualità bisogna provare a “selezionare” l’auditorium, o meglio, in questo caso lo “scrittorium“. E creare delle regole d’ingresso. E magari evitare di avere un grosso impatto in termini di tempo da dedicare al mantenimento del gruppo o di investimenti in infrastrutture tecnologiche. Serve una piattaforma gratuita, funzionante, che consenta ad un gruppo selezionato di persone di poter discutere di fotografia. Stiamo provvedendo ad invitare personalmente alcuni fotografi in questi giorni. Ad invitarli a partecipare a maGma. E siccome abbiamo speranza che questa cosa possa interessare anche altri fotografi abbiamo immaginato una serie di “regole” per l’ingresso nel gruppo di discussione. Accidenti alle regole. Eppure servono. Per maGma (nome che, secondo Roberto, “ha un bel suono….e poi è lenta e inesorabile, in continua mutazione….assolutamente creativa”) eccole di seguito:

  • (A) Essere un fotografo (non necessariamente professionista o fotoamatore: una persona che FA fotografia) e
    – Aver allestito o partecipato, almeno una mostra di fotografia (anche collettiva) in una galleria d’arte oppure
    – Aver vinto un concorso fotografico con rilevanza nazionale o internazionale
  • (B) Essere un Giornalista/Critico e aver scritto di fotografia su una rivista (anche online) oppure
  • (C) Essere un gallerista ed aver allestito una mostra fotografica.

Chi vuol partecipare a maGma può direttamente farne richiesta qui di seguito. Ci riserviamo di accogliere le richieste su base quindicinale, quindi non aspettatevi una risposta fulminea. Nella mail di richiesta per favore citate i riferimenti alle regole (siti web, tracce evidenti del vostro lavoro) in modo da poter verificare che i minimi requisiti di ammissione siano rispettati.

L’importanza dell’archivio

Ho un archivio completo di tutte le mie fotografie. Completo nel senso di “ossessivo”. Non butto mai nulla, non cancello mai uno scatto. Scansiono anche quei negativi che mi sembrano “così così”. Forse perché ho rispetto di me stesso e del momento che mi ha portato a fare click. E, a volta, mi capita di riguardare gli scatti dopo tempo, dopo anni. Come mi è successo oggi. Mi serviva una pagina di un libro che sto preparando e volevo una fotografia. La ragione era di pura impaginazione, non un motivo “artistico”. E così sono tornato a guardare i cento scatti che ho fatto quanto ho realizzato Refinery Flock. E l’ho trovata. Mi sono chiesto come mai l’avessi scartata. Perché non l’avevo inserita nel progetto sin dall’inizio? E’  bella, rappresenta la transizione dal sole alto nel cielo al sole tramontato degli ultimi scatti. Gli storni sembrano quasi il fumo della raffineria. Anzi, è una delle poche in cui la raffineria fuma. Poi ci leggo una diagonale importante e discendente dall’alto verso il basso da sinistra verso destra. E’ una buona foto. E mi fa riflettere sull’importanza di un editing “a posteriori” quando la maturità e il distacco dal lavoro appena realizzato fanno rivedere i prori lavori con un occhio diverso, in certi casi più critico, in altri più assolutore. Ecco quindi che Refinery Flock si arricchisce del suo undicesimo scatto.

Refinery Flock su Clickblog

[lang_it] Guardando i link “incoming” al mio sito ho casualmente scoperto che ClickBlog ha dedicato a Refinery Flock un post sul blog. Ho trovato sul sito anche alcune delle mie foto ad “alta risoluzione” (le avevo date a File Magazine e a Fabiano Busdraghi). Un tipico caso di come, quando sei online, ti ritrovi “citato” o “pubblicato” anche a tua completa insaputa. Il testo di accompagno del misterioso estensore delle note è anche forviante e la selezione delle fotografie (delle quali non ho autorizzato la pubblicazione) non rispecchia il progetto per intero. Mi ricorda per certi versi, la fine, triste, di quelle fotografie “fonte internet” di cui parlo qui. E mi fa venir voglia (cosa che farò quanto prima) di utilizzare Digimarc non tanto per gelosia ma giusto per comprendere “che fine fanno” le proprie immagini. I servizi di Digimarc consentono infatti di tracciare le immagini risalendo a chi le utilizza. A solo 80 dollari devo dire che mi sembra un prezzo eccellente per sperimentare (anche se il tracking costa circa 500 dollari ….)
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L’esplosione di Digital Rail Road

Probabilmente è la notizia del giorno. Digital Rail Road, uno dei maggiori motori per fotografi professionisti e fotoagenzie ha chiuso. Di botto. Un comunicato sul loro sito laconicamente dice:

October 28, 2008

To our valued Members and Partners:

We deeply regret to inform you that Digital Railroad (DRR) has shut down.

On October 15th we reported that the company had reduced its staff and
was aggressively pursuing additional financing and/or a strategic
partner. Unfortunately, those efforts were unsuccessful. Therefore
Digital Railroad has been forced to close all operations.

Digital Railroad has attracted a loyal set of
customers and partners, and we regret this unfortunate outcome. Without
sufficient long-term financial support, the business had become
unsustainable.

Thank you for allowing us to serve the photographic community these past few years.

All questions pertaining to claims should be addressed to:

Digital Railroad, Inc
c/o Diablo Management Group
1452 N. Vasco Road, #301
Livermore, CA 94551

La Blogosfera è esplosa. PDN Online, Lensculture. I numeri parlano chiaro…. Nell’ultimo anno 1300 fotografi e 65 agenzie tra cui VII Agency e NOOR avevano messo i loro lavori su DRR. Hanno avuto una mail poco prima dell’annuncio in cui dicevano: ci dispiace, chiudiamo. Ritirate tutto. E come? Linee saturate, banda esaurita. Un crash che rischia di coinvolgere tantissimi professionisti. Photoshelter aveva fatto una fine simile ma in un modo meno traumatico.
Credo che i post di Vince La Foret e di Chase Jarvis raccontino bene la questione. A me rimane una riflessione: dati i recenti fallimenti di stock/motori per fotografi sembra che l’outsourcing non sia più potabile. Quando si ha a che fare con un fallimento tutte le clausole di liability non possono certamente compensare i danni… Effetti collaterali della crisi generale o crisi nel mondo dell’immagine? Viene voglia di tenersi tutto dentro sotto il materasso dentro 100 dischi raid fail-proof….

Panasonic LX3 – altre impressioni

L’inizio è stato di quelli belli. La macchina ha dimostrato di cavarsela egregiamente in condizioni di luce controllata. Ma fuori? All’aperto, per strada? Ad altre focali? Ad ISO elevati? Tutte belle domande a cui provare a dare una risposta… Per mettere le risposte sul tappeto vorrei partire dalla fine, ed eventualmente, approfondire le problematiche man mano che si presentano. Non, quindi, un procedimento logico e sequenziale ma un fiume di conclusioni messe giù per come sento la macchina dopo qualche giorno di utilizzo. E con l’idea di approfondire man mano con chiunque vorrà contribuire.

24 mm: qualità e distorsione
l’immaginavo già prima di comprarla. La macchina NON è sharp a 24 mm. Sicuramente fa peggio dei sample shot che ho visto della Canon G10. Credo che questo comportamento sia dovuto parzialmente alla distorsione – corretta in automatico dalla macchina stessa tanto in JPG che in RAW se elaborati da Silkypix – a 24 mm. A questo proposito si è sviluppato un piccolo “caso” che ha acceso per giorni il forum Panasonic su DPReview. Invito gli interessati angloparlanti a dare un occhio qui. In sostanza ripilogando la questione con alcune prove fatte personalemente:

  • Panasonic dice che la super lente Leica è priva di distorsione: “L’obiettivo Leica DC VARIO-SUMMICRON, con luminosità f/2.0-f/2.8,
    garantisce qualità ad alti livelli, minima distorsione e nitidezza sull’intera superficie dell’immagine. Anche quando imposti il
    grandangolo alla massima capacità (24 mm), la distorsione di DMC-LX3 è comunque inferiore a quelle delle macchine dello stesso segmento,
    proprio per merito dell’obiettivo Leica DC.”
  • Usando DCRAW per processare un RAW della Panasonic viene fuori un’immagine (3/2) più grande dei JPG/TIFF della LX3:DcRaw: 3794/2538 = 9,629,172 JPG/RAWSily 3776/2520 = 9,515,520 – Differenza: 113652 bytes
  • L’immagine di DCRAW (ridimensionata a 800 pixel) è questa:
  • Mentre quella che viene fuori dal JPG è questa:
  • La zone della casa di pietra nell’output di dcRaw è molto “rotonda” e il muretto in cemento in basso a destra, praticamente assente (anche nella mia inquadratura), magicamente ricompare. Per risistemare la distorsione in Photoshop ci vuole un +14/+15 di “Remove distorsion”. Qui l’immagine dopo la correzione pronta per il Crop.
  • Dopo il crop la mia immagine assomiglia di più a quella che viene fuori dalla macchina anche se PS mangia parecchi pixel: 3592×2298=8,254,416, quindi poco più di 8 Mpixel utilizzabili… Di sicuro, quindi, il Venus IV di Panasonic e il Raw converter agiscono direttamente sull’immagine correggendola (distorsione barrel+qualche stretching sui bordi) prima dell’output finale. Come nota secondaria segnalo che Adobe, in modo non ufficiale tramite i suoi sviluppatori, scrive su un suo forum che  esiste un motivo per cui Lightroom non supporta ancora e che questo va chiesto a Panasonic (messaggio nr. 14 del thread)…
  • In effetti, a guardar bene, la lente (a proposito di distorsione) non è esattamente quanto Panasonic dice. Non ho avuto tempo, nè voglia, di provare la distorsione ad altre focali. Sarebbe stato probabilmente più corretto per Panasonic affermare che la MACCHINA produce scatti senza distorsione, visto che sicuramente i risultati finali non sono merito della lente da sola, almeno a 24 mm. Quanto è grossa questa distorsione? Giudicate da soli. Non voglio fare matematica perchè non mi interessa. Ma è parecchia direi, sembra quasi un fish-eye (che potrebbe forse essere un lato positivo guardandola da una diversa prospettiva 🙂 ). Ma l’angolo di campo dell JPG o del RAWSilky è uguale a quello di una full frame 35mm? Si. Ho confrontato con la 5D a 24 mm (24-105 e 16-34II). E in termini pratici quanto incide questo comportamento sul risultato finale? A me francamente interessa poco. Le prove di cui sopra le ho volute fare per farmi una possibile ragione dell’output non eccellente della macchina, in landscape, a 24mm. Siccome però non scatterò mai con la Panasonic a 24 mm questi soggetti (ma lo vedete un fotografo riprendere panorami con la LX3 su un treppiedi, magari con una testa Wimberley? Ci sono altri strumenti per questi scopi) la questione mi lascia abbastanza indifferente. Anche perchè, nello stesso momento, la macchina, sempre a 24 mm 1/20 f2 produce scatti di questo tipo:

Le problematiche della distorsione e della qualità diventano veramente relative se non ci si ostina a riprendere oggetti lontani. A mio avviso l’obbiettivo, pur con questi difetti e con la “mancanza di chiarezza” del marketing Panasonic a questo proposito, è veramente interessante. Trovo nelle fotografie una certa somiglianza alle scansioni dei negativi medio formato, una “pasta” davvero difficile da immaginare su una compatta di queste dimensioni.
Altre considerazioni
La macchina è decisamente piccola e maneggevole. Il display è ok anche se, come tutti gli LCD, non è molto visibile in condizione di piena luce. Non ho molto giocato, fino ad ora, sulle funzionalità di fuoco manuale… Ho notato che per non deteriorare la qualità dell’immagine, bisogna stare entro f5.6, pena l’arrivo di un po’ di diffrazione. Quanto a noise sono davvero soddisfatto. Un ISO 200 è discretamente pulito. Un ISO 400 corrisponde ad un ISO 1000 della 5D. Non bellissimo ma ancora decente. Confermo le impressioni positive generali. It’s a keeper. Aspetto i vostri commenti di seguito…

 

Black & White Spider Awards 2008

[lang_all][/lang_all][lang_en]The Spider Awards has yesterday announced the list of nominees, honorable mentions and winners. I’m glad to communicate that the jury has nominated my shots “Ground Zero” (nomination in Architecture and in Photojournalism) and “The Politician” (nomination in People). Nominated images will be exhibited at the Spider Awards official Winners & Nominees Gallery reviewed by creatives worldwide.

Black and White Spider Awards is an organization for the advancement of black and white photography. Their aim is to bring photographers from all corners of the globe together with leading industry figures to participate in a unique annual celebration of this classic art-form. By selecting the best eyes in the industry to judge and jury the most expressive and creative photographs, The Spider Awards hopes to inject a fresh artistic vision into the world of photography honors.

The list of Jurors is  reported hereafter:
[/lang_en] [lang_it] Gli Spider Awards hanno annunciato ieri la lista di nomination, mensioni d’onore e vincitori. Sono felice di comunicare che la giuria ha selezionato i miei scatti “Ground Zero” (nomination in Architetture e Fotogiornalismo) e “Il Politico” (nomination in People).
Il premio, uno dei più prestigiosi riconoscimenti nell’ambito della fotografia in bianco e nero, raccoglie e promuove il meglio della fotografia in Bianco e Nero a livello mondiale.

La lista dei giurati è riportata di seguito:
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Juliet Hacking, Program DirectorSotheby’s Institute of Art, London
Andrea de Polo Fratelli Alinari Museum, Florence
David Clarke, Head of Photography Tate Gallery, London
David Heffel, President Heffel Fine Art Auction House, Canada
Rebecca Bedrossian, Managing Editor Communication Arts Magazine
Filippo Tattoni-Marcozzi, CuratorGoss-Michael Foundation, Dallas
Phil Harris, Chairman ILFORD PHOTO, UK
Darren Ching, Creative Director Photo District News (PDN)
Anita Dammer, Editor-in-Chief Photo Life Magazine, Canada
Adriaan Van der Have, Founder TORCH Gallery, Amsterdam
Roger Szmulewicz, FounderFifty One Gallery, Belgium
Julian Watt, Former President ACMP, Australia
Martha Takayama, DirectorT epper Takayama Fine Arts, Boston
Andrea Hinteregger, Director Artrepco, Zürich
Sandra Byron, Curator & Director Byron McMahon Gallery, Sydney
Roger SonnewaldJ.J. Heckenhauer Galerie, Berlin
Aleksandra Flora, Former Rep.VII Photo Agency, New York
Jurriaan Van Kranendonk, Van Kranendonk Gallery, The Hague
EVE Photographers, International Photography Collective
Conrad Hechter, Correspondent Studio Magazines, Australia
Michael Fulks, Publisher Apogee Photo Magazine
Jason Boa, President NZIPP, New Zealand
Cliff Li, Former Director Leica Photo Gallery, São Paulo
Vaughan Judge, Head Fine Art Glasgow School of Art, Scotland
Alexis Gerard, President Future Image
Kristin Hauksdóttir, Head of Collection Reykjavik Museum Photography, Iceland
Marty Weiss, Founder Meter Gallery, New York
Juana de Aizpuru, Founder Galeria Juana De Aizpuru, Madrid
Rocco Piscatello, Founder Piscatello Design Centre, New York
Dr.Johannes Pernkopf, Founder Galerie Pernkopf, Berlin
Baudoin Lebon, Founder Galerie Baudoin Lebon, Paris

PDF of Architectural Nominees

PDF of Photojournalism Nominees

PDF of People Nominees

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