What the Duck fa riflettere

Da qualche tempo ormai, tra i miei feed RSS di fotografia, ho aggiunto le strisce giornaliere di What the Duck. What the Duck è un simpaticissimo sito, messo assieme da Aaron Johnson, che racconta le avventure di alcuni paperi fotografi. Una strip al giorno, con ironia anglosassone, per dipingere il variegato mondo della Fotografia.
L’ultima strip in ordine cronologico fa davvero riflettere.

Nella generale frenesia digitale e di immagini virtuali, in cui il 90% degli utenti NON stampa le sue fotografie ma si accontenta di un surrogato elettronico lontanissimo dalle emozioni della foto (come oggetto tangibile, per citare Susan Sontag), chissa quante persone finiranno per ritrovarsi nelle condizione del Papero verde. Dove finiscono le nostre emozioni? Dentro una scatola elettronica? Cosa dice di più un’immagine vera, tangibile, che, peraltro, con la durata dei nuovi inchiostri durerà molto di più di qualunque supporto digitale (basti pensare che fine hanno fatto, negli ultimi anni i floppy disk magnetici….)

Per abitudine stampo sempre gli scatti che meritano in multi copia. Di ogni serie ho una versione della dimensione “ufficiale”, riportata in Portfolio, e alcuni album (molto belli peraltro, come quello ritratto di seguito).


Me ne infischio, così, se un giorno tutto il mio sistema di backup multiplo RAID5 mi lascerà a piedi. O se certi supporti diventeranno illegibili. Le mie emozioni, per me, saranno sempre lì ad aspettarmi. La grande rivoluzione fotografica degli ultimi anni non sono le macchine digitali: sono le nuove stampanti in grado di mantenere inalterati i ricordi.

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