The War of Art di Steven Pressfield

Sto leggendo, con grande interesse, “The War of Art” di Steven Pressfield. Un libro che è un must per qualsiasi creativo. Un opera che tratta del concetto della “Resistenza” definendola come il freno ai nostri progetti, ai nostri sogni e alle nostre idee: una forma subdola di procrastinazione. Il libro è diviso in 3 diversi tomi. Il primo si concentra sul tante e polimorfiche definizioni della “Resistenza” con l’idea di “conoscere il nemico” di qualsiasi artista o creativo. Il secondo tomo spiega come affrontare, con metodo e professionalità, i compiti che possano consentirci di superare cose come i “blocchi creativi” attraverso ordine, pazienza, perseveranza, guardando in faccia la paura del fallimento. Il terzo libro parla invece di Ispirazione. In esso una delle cose che mi ha colpito maggiormente è quello che Pressfield chiama il “Il testamento di un Visionario” riferendosi a William Blake. Quella che segue è una traduzione/estrapolazione sintetica dei concetti salienti. Da qui in poi, quindi, chi parla in prima persona è Steven Pressfield.

Il Testamento di un Visionario

L’Eternità ama le Creazioni del Tempo

William Blake

Cerchiamo di decifrare un attimo questa frase. L’Eternità, converrete con me, è una dimensione senza Tempo e, probabilmente, senza Spazio. E’ su un livello superiore a quello in cui noi tutti ci ritroviamo che potrebbe, forse, essere abitato da creature superiori. Oppure essere pura Coscienza e Spirito. Qualsiasi cosa o essenza sia, secondo Blake, è qualcosa in grado di AMARE.
Supponiamo che queste creature siano immateriali. Prive di corpi. Eppure in grado di avere una connessione con la nostra realtà. Queste entità, siano esse Divinità o Spiriti partecipano alla nostra dimensione.
Che “amino le Creazioni del Tempo” vuol dire che, probabilmente, gioiscono di quanto noi, esseri mortali, siamo capaci di creare nella nostra dimensione materiale.
E’ probabilmente una forzatura ma se esse davvero gioiscono magari, ogni tanto, ci danno forse un piccolo aiuto che ci consente di creare qualcosa… Se questo fosse vero allora la figura della Musa che sussurra all’orecchio dell’artista funzionerebbe benissimo.
Il “senza tempo”, l’Eterno che comunica con il “limitato dal e nel tempo”.
Secondo Blake, probabilmente, la Quinta Sinfonia esisteva già prima che Beethoven si sedesse per scriverla. E’ come se il lavoro esisteva già “in potenza”, nessuno lo sentiva, non era ancora musica, nessuno poteva suonarlo.
Aveva bisogno di qualcuno, una persona, un essere umano che lo portasse nel mondo materiale. Questa persone è un Artista, un “Genius” nell’accezione latina di “anima” o di “spirito animato”.
Così la Musa ha sussurrato all’orecchio di Beethoven. Magari lo ha fatto con milioni di altre persone ma solo lui lo ha percepito. E così l’ha scritta e così facendo ha reso la Quinta Sinfonia una “Creazione” del tempo che l’Eternità potesse amare e gioire sentendola eseguire nella nostra, limitata, dimensione.
In altre parole Blake è d’accordo con i Greci: le Muse esistono e permeano il nostro mondo.

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