Chi mi segue da qualche tempo su questo sito o su The Visual Experience sa quanto sia sempre stato un fautore di piccole macchine fotografiche dalle grandi capacità. A partire dai primi tentativi di Panasonic con la “veneranda” LX3, per passare successivamente a Fuji X100 e X100s, sono sempre stato attratto da piccole compagne di viaggio da avere sempre con me. Certo, come ho scritto a più riprese, ho sempre utilizzato per i miei lavori “importanti” strumenti pesanti ed ingombranti. Alla fine la qualità dell’immagine è sicuramente la cosa più importante per me, e, fino ad oggi, qualità voleva dire non solo definizione ma, soprattutto, look e tridimensionalità propri, generalmente, di macchine a medio formato o di lenti speciali come i miei adorati Canon Tilt Shift. Essendo soprattutto un fotografo che ama la notte e l’assenza della luce quasi tutto il mio lavoro è sempre basato su treppiedi e lunghe esposizioni. Le mie stampe sono sempre state di grande formato, quindi il problema della risoluzione è sempre stato un fattore da tenere in conto. Per questo, dalla ripresa in negativo alla scansione alla stampa il mio workflow è sempre stato lungo, laborioso e, a volte, tedioso. Ho provato, nel tempo, anche alcuni dorsi digitali. Ma la notte non è il playground ideale per il Medio Formato Digitale, non tanto per gli alti ISO (generalmente insufficienti ma comunque inutili) ma quanto per una risposta a volte falsata dei sensori CCD alle luci artificiali, risposta difficilmente recuperabile in post-produzione. Ecco quindi che, negli ultimi anni, sono stato costretto ad una serie di compromessi: uso estensivo di medio formato (film), vario ricorso a tecniche di post processing, in ultima analisi strategie che, inevitabilmente, hanno sempre allungato i tempi di processing di ogni singola fotografia.
Ed ecco che Sony viene fuori con una nuova macchina fotografica, full frame, con 36 milioni di pixel su cui, con alcuni adattatori, si possono montare quasi tutte le ottiche possibili ed immaginabili, incluse le mie Canon TS. Per i dettagli sulla macchina vi rimando ai vari siti che ne hanno già parlato diffusamente, da DPReview a SLRLounge. I forum sono, tra l’altro, strapieni di immagini scattate con qualsiasi lente, vintage a non. Per avere un’idea data un occhio a questo link su FredMiranda.com. Qui mi interessa soltanto riportare alcune impressioni d’uso, prevalentemente su treppiedi e con ottiche TS (soprattutto il 17mm TS-E), aggiungendo qualcosa che non mi risulta, ad oggi, sia stato scritto o osservato e magari confutare alcune “voci” con la mia esperienza sul campo (uso attivamente la macchina da circa due mesi).
Qualità, risoluzione e “vibrazioni”
I files che la macchina produce sono davvero molto buoni. E di questo ne hanno parlato in tanti visto che il sensore è lo stesso della D800E. Anche DXOMark assegna ai due sensori lo stesso punteggio. Quindi nulla di nuovo qui.
Molti, con Lloyd Chambers in testa, affermano che la macchina soffre di vibrazioni indotte dal (rumoroso) meccanismo di scatto. Jim Kasson sta studiando, con un’approfondita serie di articoli (l’ultimo, ad oggi è qui), la questione e ha osservato un influsso, soprattutto su lenti lunghe, dello “slap”. Rimando ai loro siti le considerazioni: io posso affermare che nel mio uso tradizionale, su treppiedi e con ottiche entro i 50 mm, non ho MAI riscontrato effetti visibili di questa problematica sulle mie fotografie (anche perché i problemi pare che ci siano soprattutto tra 1/80 sec e 1/125 e poi, magicamente, spariscono sulle lunghe esposizioni). Sembra, inoltre, che basta avere due diversi punti di ancoraggio alla macchina per mitigare ulteriormente la questione della vibrazione (click qui per i dettagli della soluzione).
E, per provare, ho anche montato il mio 70-200 F4 L Canon (adattatore metabones) con testa Gitzo GH2780QR, Treppiedi Velbon in carbonio, lente montata su collarino 20 sec f5/6 ISO 100, sviluppata con IRIDIENT DEVELOPER, nessun processing nè sharpening eccetto quanto fatto, di default, da Iridient Developer. Riporto un CROP e l’immagine. Chi fosse interessato al RAW non ha che da chiederlo.
I JPG sono di buona qualità. Credevo con i JPG della Fuji X100/X100s fossero insuperabili ma qui Sony ha fatto almeno altrettanto. Un setting che uso parecchio, che ho assegnato a “M2”, per foto disimpegnate, è JPG extra fine a 16Mpixel. Le immagini che ne vengono fuori sono ottime sotto tutti i punti di vista, cromie e noise inclusi. I RAW sono… compressi. Infatti pesano attorno ai 35Mb, quanto quelli di un sensore XTrans. Ci sono parecchie discussioni in rete sull’opportunità di una scelta di questo tipo, alcune anche parecchio dettagliate: dal mio punto di vista la qualità di output con questi file è davvero elevata, non so dire di quanto in più si beneficerebbe con un RAW non compresso, anche se certamente potrebbe essere una funzionalità interessante per una prossima versione del firmware. Una questione che invece mi è sempre sembrata di interesse, come ho già scritto a più riprese su The Visual Experience, è con quale RAW processor si ottiene il massimo da questa macchina.
Il Miglior RAW processor per la Sony A7R
Ad ho avuto modo di testare i seguenti software:
- Il nativo RAW developer di SONY
- Lightroom 5.3
- Capture One 7.1.6
- Iridient Developer 2.3.2
Tralascio, volutamente, un’ennesima disquisizione sui pro e i contro di ogni software. Mi limito qui a riportare le mie impressioni rispetto alla migliore qualità d’uscita, in termini di dettagli. La scena che ho scelto è uno scatto a mano libera fatto con il Canon 17TS-E. 1/320s @7.1, ISO 100. Condizioni pressoché ideali, a parte il fatto che non ho utilizzato il treppiedi. Parecchio shift verso l’alto per compensare le linee pendenti della chiesa. La foto, come si vede, non è “perfetta” dal punto di vista geometrico ma è sufficientemente ricca di dettagli non solo per apprezzare l’ottimo potere risolvente dell’accoppiata macchina-obiettivo e per fare qualche valutazione in relazione ai raw processors possibili.
In sintesi i risultati. Il RAW developer di Sony e Capture One non mi hanno impressionato. I risultati migliori con Adobe Camera Raw e, con Iridient Developer, con il secondo ancora migliore del primo grazie all’algoritmo di sharpening R-L Deconvolution di cui si parla in dettaglio su questo thread su LL (consiglio vivamente di leggerlo fino alla fine). Seguono una serie di CROP delle aree evidenziate nella fotografia, in cui, volta per volta, o messo a diretto confronto Iridient Developer e ACR.
I più pignoli diranno che si può fare di meglio e di sicuro è possibile, come eliminare il po’ di aberrazione cromatica, migliorare le cromie etc. In questi CROP non ho infatti toccato NULLA delle impostazioni di partenza per entrambi i software (eccezion fatta per la scelta di R-L Deconvolution su Iridient Developer), con l’idea di mostrare un’immagine quanto più vicina a quanto si vede sul RAW e di dare luogo di apprezzare quanto la macchina fotografica sia efficace con il 17TSE.
Altre considerazioni personali
Nell’arco di questi mesi ho avuto modo di apprezzare:
- La livella elettronica che mi consente di mettere in bolla la macchina sul treppiedi perfettamente e poi di poter aggiustare lo shift sull’obbiettivo
- La leggerezza dalle macchina su treppiedi, che mi consente di spostarmi tenendo il tutto con una sola mano
- Il fatto che chi ti vede fare fotografie con questo “criceto” di macchina fotografica pensi: “sicuramente non è un professionista”
- Il 35 mm F2.8 che ho preso come ottica nativa che è bellissimo, veloce e sorprendente quanto a risultati
- L’autofocus dell’accoppiata A7R+35mm che è almeno uguale a quello di una 5D MKII.
Non mi sono invece piaciuti:
- I menu, assolutamente convoluti ed incomprensibili, molto peggio di Fuji e Canon
- La durata della batteria: 280 scatti in “airplane mode”, davvero pochini. Ho comprato due batterie aggiuntive e, ovviamente, un carica batteria esterno
- Il tempo di accensione (2-3 secondi) che è però migliorato sensibilmente da quanto ho messo una scheda LEXAR in Classe 10 UHS-I
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