Simulacra: “Gente di Fotografia”

Gente di Fotografia, la rivista italiana dedicata alla fotografia, pubblica su questo numero (nr. 48) il mio  Simulacra. Gente di Fotografia è una rivista trimestrale, e da 15 anni è considerata una delle riviste più autorevoli nella promozione della Fotografia d’autore in Italia. Questo numero raccoglie lavori di Michael Chelbin, Walter Ferro, Carlo Desideri, Paola Fiorini, Daniele Papa, Romain Laurent e Salvatore Ligios, Ernesto Bazan & Mimmo Jodice.

L’articolo

Alan Rapp – Il portfolio di Massimo Cristaldi, Simulacra, raffigura, in un’assoluta calma notturna, piccoli edifici religiosi tipici delle regioni dell’Italia meridionale. Fotografati a un’impersonale distanza, queste edicole votive si stagliano nella notte come sentinelle immobili e modeste. Le icone religiose che racchiudono s’intravedono appena, la loro natura è solo evidenziata dall’effetto delle lunghe esposizioni adottate da Cristaldi, che crea un bagliore che ne preclude la visibilità. In un comune contesto stradale, i significanti fisici ed extra sensoriali si combinano assieme. Le automobili stesse recedono in una sorta di oblio di striature luminose, generate dall’otturatore a lungo aperto; gli altari, immobili ma apparentemente distanti, si sovraespongono per creare un’indeterminata carica di luce.
Sganciate da altre strutture, solidamente piantate in terra o incastonate su grandi mura esterne, queste costruzioni votive consentono a Cristaldi una delicata esplorazione delle loro latenti qualità luminose. La fotografia notturna è, da tempo, un genere ben consolidato, eppure questi soggetti del lavoro di Cristaldi non sono le fabbriche derelitte e i luoghi abbandonati, tipici dei suoi colleghi americani. Il senso di fallimento qui è differente, è più culturale e non così ovviamente religioso, frutto di “una globalizzazione galoppante e una generale indifferenza”, come Cristaldi scrive.
L’autore adotta il pensiero di Jean Baudrillard sui “Simulacres”(1) come tema per questo lavoro. I livelli di rappresentazione e simulazione (che Baudirllard distingue) sono entrambi presenti: i soggetti delle fotografie sono templi dedicati a un Dio invisibile (o a una Madonna o a un Santo). In questo senso, afferma Cristaldi, “queste fotografie sono simulacri di simulacri”. Ai due livelli se ne potrebbe aggiungere un terzo: quello architetturale. Composti nello spazio negativo tanto dell’arco che delle colonne che li descrivono, e sormontati da piccoli frontoni, questi simulacri sono caricature in miniatura dell’architettura classica. Le luci delle automobili – tramutate in nastri che scorrono accanto e attorno agli altari – allontanano ogni finalità reverenziale che questi altari vorrebbero produrre. Situate tra strade cittadine (comunque vuote e quiete come possono essere a queste ore della notte) e su strade secondarie, queste edicole non sembrano avere alcun’altro compito se non quello urbanistico e di un segnale spartitraffico. La funzione ha sopravanzato la tradizione, come nella fotografia in
cui due cartelli a zebra puntano in direzioni opposte, lontano dall’icona a cielo aperto, che è posta in mezzo a loro. Un moderno osservatore riconoscerà istanta neamente gli avvisi di pericolo, e forse tralascerà di risolvere il ruolo contemporaneo del tabernacolo e della effigie al centro. In alcune fotografie gli altari si confinano ai piani di sfondo. Ma Cristaldi crea anche un’ulteriore ironia: i fari e le luci di posizione descrivono numerose orbite attorno alle edicole: le auto sono forse gli ultimi angeli che accudiscono il divino.

Note

  1. 1. Simulacres et simulation, Jean Baudrillard, Paris: Galilèe, 1981.

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