Urbanautica.com ha pubblicato il testo che ho scritto sul “dietro le quinte” della realizzazione del mio ultimo progetto, Insulae.
Fotografare, disegnare con la luce. Di notte, specie in quelle senza luna, la lavagna è nera. E i pastelli, i gessetti, hanno il colore delle luci artificiali. Lampade a solfuri verdognole, lampade al neon, fari a luce bianca quasi alogeni. Il misto delle luci genera bagliori assoluti, assordanti per contrasto in un silenzio che è riposo di uomini, animali e cose.
Le sensazioni, a rivedere in foto i risultati, prima di quelle dell’osservatore, sono le mie. Quelle del fotografo. La presenza rassicurante dell’auto accanto. Un cane in lontananza, un camion che decelera e che con i suoi fari illumina la scena. La scena. Un incontro folgorante tra la propria idea interiore, il senso del racconto del progetto in corso, la sua collocazione in una sequenza mentale di immagini che narrino in modo poco espicito, e che piuttosto suggeriscano una chiave di lettura. Che infonda mistero ed indefinito, che dialoghi ai confini del visibile, con una intellegibilità del soggetto e che ispiri chi guarda a trovare la propria lettura, a farsi trasportare dall’immagine in un mondo parallelo, immersivo, con occhi simili a quelli miei.
In Insulae la storia del sonno dei soldati e delle loro famiglie si intreccia con i fili spinati, con la lotta tra il buio e la luce, metafora sempreverde del dualismo che tanto ha impregnato la nostra cultura. Positivo e negativo, bene e male, zero e uno.
E il bagliore distante diventa un UFO appena atterrato o che sta per partire, un neon acceso, una barra di kriptonite. Nella campagna che lo circonda al limite tra la terra ed il cielo mentre tutti dormono ed io, ostinato, rimango a guardare.