Art & Ego

Ho letto con molto interesse, in questi giorni, l’ottimo libro di Marcus Reichert e Edward Rozzo: Art & Ego. Marcus è pittore ma anche fotografo. Ha lavorato nel cinema e pubblicato alcuni libri anche di poesia. Un Artista a tutto campo, di sicuro interesse.
Edward è fotografo e professore di cultura visiva in varie importanti università europee. Alterna l’attività professionale, quella artistica e l’insegnamento.

Il libro è un dialogo schietto e senza sbavature tra due persone molto diverse tra loro. Americani entrambi, e amici a tal punto da potersi reciprocamente dire tutto, le due personalità emergono fortissime nei “botta e risposta” che i due si scambiano.

Il loro vissuto e le loro esperienze li rendono protagonisti del libro anche se il loro duettare mette in primo piano i veri protagonisti “immateriali”: l’Arte (sia essa pittura, fotografia, poesia) e l’universo interiore dell’artista stesso. Il tutto passa attraverso le esperienze degli autori: Marcus è viscerale e mal sopporta il confronto con un pubblico vasto. Per lui l’aspetto interiore dell’atto artistico è fondamentale. Edward costruisce un “ponte virtuale” tra l’artista e lo spettatore. Nel momento in cui l’atto creativo è esposto diventa fondamentale “ingraziarsi” chi guarda. Ecco allora che la scelta del soggetto diventa fondamentale e l’aspetto meramente “descrittivo” e, a volte, estetico, fa un passo indietro.

MR: When you speak about style in a photograph, are you referring to our aesthetic response to the photographs as an object or to the self-consciousness of the mind at work behind the photograph?[…]
ER: When I speak about style, I’m referring simply to both the technical decisions as well as the aesthetic ones, […]. Another thing is the question you mention of the photographer wanting to somehow ingratiate himself to the viewer […]. In this way the photographer is trying to ingratiate himself, but even then sometimes his personal choices are stronger than his will.

L’argomento di partenza è di grande interesse e si presta a tante declinazioni. La cultura visiva del nostro tempo, la simbologia dell’immagine, il mercato dell’arte, la “casta” dell’arte.

La grande capacità ed esperienza dei due autori fa intervallare le reciproche posizioni all’analisi, attenta ma fresca e senza peli sulla lingua, del lavoro di diversi artisti: Basquiat, Lorca diCorcia, solo per citarne alcuni. Ogni elemento o immagine diventa funzionale all’approfondimento dei temi sottintesi e consente al lettore di spaziare con la mente rielaborando le tematiche iniziali.
Senza alcuna pretesa “indottrinante”, Art & Ego è un piccolo libro “splendido” che raccomando a chiunque si senta, nel proprio percorso personale, toccato in qualche modo da queste tematiche.

A volte, la Rete…

A volte la Rete ti regala delle persone che, anche se non hai conosciuto di persona, finiscono per esserti “vicine”, per essere attenti osservatori delle cose che fai. I logs di accesso al sito lo fanno sospettare certe volte: tante visite dallo stesso IP, tanti “ritorni”. Questi ritorni sono però, nella maggior parte dei casi, “silenziosi”. Non è questo il caso di Claudio. I suoi commenti, alla mie singole foto prima ai miei progetti dopo, sono divenuti quasi “rituali”.
Dall’attenta disanima degli statement dei vari progetti, all’analisi di dettaglio dei contenuti e delle emozioni da lui percepite in ogni singolo scatto, Claudio unisce una grande capacità di lettura fotografica ad una splendida penna (o dovrei dire, forse, “tastiera”?).
In alcuni casi, come per il suo lungo commento a “Falconara” (pubblicato anche sul suo Blog) mi fa riscoprire le emozioni che mi hanno accompagnato nel momento “creativo” legato al progetto stesso, in cui effettivamente mi sono ritrovato un po’ “Pais Paizon” di Nietzschiana memoria a giocare con l’immagini. Grazie di nuovo, Claudio.
Altri commenti di Claudio su:

  • Sunday
  • The Station
  • The Other America
  • A Men’s World – a text by Franco De Grazia

    [lang_it] Franco De Grazia, già curatore di “Esplorazioni, ha voluto dedicare questo testo al mio progetto “A Men’s World”.

    Spesso si dice che la tradizione, con il suo naturale conservatorismo, si rivolge al passato, ostacola il cambiamento delle abitudini ed impedisce il progresso contrastando l’affermarsi di nuovi comportamenti ispirati da un bisogno di contemporaneità. Certamente la tradizione cristallizza solo ciò che da lungo tempo si sedimenta nell’agire umano ma è anche vero che proprio ciò ci consente di illuminare delle realtà che la macchina della modernità condanna alla marginalità sino a farle scomparire del tutto alla nostra vista. Realtà, per esempio, di una civiltà contadina non molto lontana nel tempo, eppure quasi scomparsa dalla nostra memoria, realtà di una società patriarcale dove la rigidità dei ruoli imprigionava l’essere umano, dove il detto “sii uomo” non aveva il senso di un risibile invito all’orgoglio maschilista, ma costituiva un energico richiamo a valori umani forti che costituivano un sicuro orientamento etico sia nei rapporti sociali che in quelli privati. Un mondo che la luce di un irrevocabile tramonto storico fissa in tutta la sua anacronistica pateticità ma che tuttavia conserva nel presente un grande fascino e offre molti spunti di riflessione.
    Contadino, mediterraneo e patriarcale è questo “mondo di uomini”,verso il quale si rivolge l’attenzione di Massimo Cristaldi. Un mondo popolato da anziani, che l’obiettivo fotografico scandaglia per ritrovare nelle posture, nei gesti, nelle espressioni, nelle parole sospese, il senso di un’antica umanità.
    La profondità spaziale, ridotta ad arte, non cerca sfogo in sfondi evasivi, cosicchè l’immagine nitida e calda coglie il gesto declamatorio del cantastorie, la severa compostezza di vecchi giudici, la religiosa attenzione nel lavoro quotidiano, la coralità del parlare, i momenti di triste ma serena riflessione individuale, in una successione asciutta, senza retorica né vagheggiamenti, quasi fosse la realtà stessa a mettersi in posa. Persone comuni assumono, nello scatto del presente, i panni di grandi figure del passato per parlare un linguaggio antico eppure attuale.
    In questo reportage un solo primo piano offre, nella sua espressione, la sintesi esistenziale e culturale di questo “mondo di uomini”: lo sguardo di un vecchio contadino si volge malinconico al tramonto ancora pieno di desiderio ma consapevole che il giorno sta per finire.

    [/lang_it] [lang_en]

    Franco De Grazia has dedicated this text to my “A Men’s World”:

    Tradition, as often said, is by definition conservative: looking to the past, it’s sometimes an obstacle to promote changes  in human habits amd makes difficult the establishment of new behaviours inspired by the need of living the present. Tradition crystallizes aspects always visible in human acts but gives the possiblity to lighten some “way of living” considered marginal in our cultures. Facets,  for instance, of country life not very old, but often wiped out in our memories. Country contexts where rules where fixed, where “you should act as a man” was not meant as a silly demonstration of masculine pride: it was a strong recall to important human values, a precise ethic bearing in private and in social life. A world slowly disappering, but still showing a great appeal and offering interesting ideas.
    Mediterranean,  patriarchal is Massimo Cristaldi’s “A Men’s World”. A world populated by elders, that the lens observes to find in gestures, positions, espressions, floating words, the sense of an old humanity.
    The spatial depth, limited by choice, is precisely focusing in the moviments, in the severe standing of old judges, in the religious attention to everyday work, in common conversation, in the sad but relaxed self thoughts. Photos represent an essential sequence, without rhetoric, as if reality itself wants to pose for the photographer. Common people becomes, in the shots of the present, the shadow of great figures of the past, still alive and able to talk an ancient but actual language.
    In this series only a portrait offers, in his expression, the synthesis of the lives and of the cultural heritage of this “men’s world”: the glance of an old farmer looking to the sunset still full of wishes but conscuios that the day is going to finish.

    [/lang_en]

    Falconara (2008)

    [lang_it] Falconara è una spiaggia sulla costa meridionale della Sicilia. Questa serie prende lo spunto da un po’ di suggestione derivante dalla lettura delle osservazioni di Rosalind Krauss su Timothy O’Sullivan:

    “Un occhio del XIX secolo riconosceva nell’originale di O’Sullivan un modello di bellezza misteriosa e silenziosa come poteva produrne la fotografia di paesaggio nei primi decenni dell’esistenza di questo medium. Nell’immagine si vedono tre massicci rocciosi che sembrano disporsi su una sorta di scacchiera astratta e trasparente, e le cui diverse posizioni indicano una traiettoria che si allontana verso il fondo. La precisione descrittiva estremamente marcata di questa immagine conferisce alle rocce una ricchezza di dettagli allucinante, tanto che ogni fessura, ogni franulosità lasciata dal calore vulcanico originario vi si trova registrata. Tuttavia queste rocce paiono ierreali e lo spazio sembra quello di un sogno…

    Timothy O’Sullivan - Tufa Domes

      Timothy O’Sullivan
      Tufa Domes, Pyramid Lake, Nevada, 1867

    Pensare di realizzare nel 2008 una serie “suggestiva” che prende lo spunto dalla “prima” fotografia di paesaggio del 1867 e cerca di mettere in primo piano le suggestioni di una spiaggia. Questa l’idea dietro “Falconara”.
    [/lang_it] [lang_en]

    This essay has been concieved from the suggestions of Timothy O’Sullivan Tufa Domes, Pyramid Lake, Nevada, 1867, one of the first known photographs.

    Timothy O’Sullivan - Tufa Domes

    Timothy O’Sullivan
    Tufa Domes, Pyramid Lake, Nevada, 1867

    [/lang_en]

    L’arte in JPG

    Ho letto con interesse, in questi giorni, questo articolo pubblicato dal New York Times. In sintesi negli Stati Uniti le gallerie si ritrovano a vendere fotografie o altre opere sulla sola “base” di quanto i loro clienti hanno pre-visualizzato in forma digitale. Come se il rapporto con l’opera stessa, fondamentale, a mio avviso, per una corretta fruizione del messaggio, possa essere soppiantato del tutto dal surrogato elettronico. L’articolo riporta di come gli ultimi lavori di Tom Friedman esposti alla Gagosian Gallery siano stati venduti prima dell’apertura della mostra stessa per un valore complessivo di 500.000$.
    Certamente il nome di grido aiuta il fenomeno: molti collezionisti comprano sulla base dei suggerimenti di importanti gallerie, come sempre l’essere rappresentati ad alto livello corrisponde a raggiungere un base di clienti fiduciali della galleria. Fa però riflettere, in genere, la linea di demarcazione tra gli artisti maggiori/grandi gallerie/grossi collezionisti con tutto il resto: un po’ ad affermare come, se si ha la fortuna di essere inseriti nel posto giusto ci si possa permettere, con la semplice vetrina virtuale, di vendere i propri lavori in una dinamica diversa dal “normale” rapporto tra il fruitore e l’arte stessa, con un intermediario elettronico che mi ha sempre, con particolare riferimento alla Fotografia, lasciato estremamente perplesso.

    Istanbul Flipbook

    I spent New Year Eve in Istanbul. I was really well impressed from by city and by the kindness of the people there. Lot of shots, of course, and the wish to experiment an interesting merge between music and photographs.
    This is the sum of my Istanbul impressions
    (can take some time to buffer, it is a 22Mb video that requires Adobe Flash Player. And don’t forget to turn on your speakers: 5 minutes of total lenght).

    istanbul-1-2.jpg

    The Altar (2008)

    [lang_en] There is a small, remote altar along Sicily coastline. It is a place where devotion and religiosity mix with women dreams. A place where magical things may happen where images of the past can merge with hopes for the future.
    [/lang_en] [lang_it] C’è un piccolo, remoto, altarino lungo la costa siciliana. Un posto dove devozione e religiosità si Intrecciano con i sogni delle donne. Un posto dove possono accadere magie dove immagini del passato possono fondersi con speranze per il futuro.
    [/lang_it]

    Limited Edition of 50 prints
    24x17inches, 60x40cm, Archival Pigment Print