IDYSSEY alla Galleria Plenum

Idyssey è il nome del lavoro di Stefano De Luigi in mostra alla Galleria Plenum di Catania, a cura di Massimo Siragusa, fino al 4 Marzo 2018.

Il lavoro, realizzato con 2 iPhone 3s, si riferisce ai luoghi percorsi (verosimilmente) da Ulisse secondo la lectio dell’ellenista Victor Berard e lo fa attraverso l’esperienza vissuta dall’autore. Un viaggio in cui il centro rimane il Mar Mediterraneo come trait-d’union ed omologatore di culture differenti, che passano dalla Turchia alla Tunisia, dalla Grecia all’Italia: un’omologazione che diventa ancora più evidente nelle scelte cromatiche di certe fotografie che ritraggono luoghi diversi ma soprendentemente “simili”.

  • Vista della mostra
  • Il talk
  • Massimo Siragusa e Stefano De Luigi

Realizzato nell’arco di circa due mesi e mezzo nel 2012 attraverso l’uso dell’APP Hipstamatic, in Idyssey De Luigi gioca sapientemente con una prima iterazione di un mezzo “moderno” – oggi ampiamente migliorato nelle sue ultime declinazioni capaci di scattare anche in RAW, e il retaggio dell’Odissea di Omero.

Le immagini, però, non ricalcano l’odissea nel modo a cui comunemente ci si riferisce, come qualcosa di particolarmente difficile e complesso: al contrario mostrano squarci di paesaggi del Mediterraneo con la curiosità e la rilassatezza del viaggiatore, attento ed abbandonato all’esperienza del viaggio in quanto tale e sollevato, grazie all’uso degli smartphone, dall’essere etichettato come fotografo e quindi ancora più “invisibile” testimone di quanto gli si poneva innanzi.

“Semmai la vera Odissea è stata l’utilizzo di due iPhone e la consapevolezza di non aver con se delle macchine fotografiche”, dice Stefano durante l’incontro successivo al vernissage con un nutrito gruppo di interessati osservatori.

Le fotografie e l’allestimento della mostra sono particolarmente moderne nel linguaggio e “belle” dal punto di vista estetico. Richiamano, ma solo se ci si fa caso, alcuni filtri tipici del mondo Instagram e, spesso orientate a contenuti “del passato”, fanno presto dimenticare il mezzo tecnico con il quale sono state ottenute. Anzi, il formato quadrato, tipico di macchine medio formato di qualche tempo fa, e la modalità di fruizione delle stesse, in Galleria o nel bel libro che accompagna la mostra, le rende assolutamente svincolate dal “come” sono state realizzate, veicolando chi guarda nei luoghi ritratti spesso, peraltro, familiari a chi come me, è nato in Sicilia.

Il risultato globale è quindi molto godibile e l’allestimento negli spazi della Galleria funzionale a svariate letture, anche distanti da quella principale voluta dall’Autore il che, a mio avviso, è un pregio perchè lascia a chi guarda il compito di costruirsi la propria, personale, Odissea.

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